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  • Immagine del redattoreFlorin Madarjac

Allarmismo e ipocondria: come non affrontare il covid-19


Negli ultimi mesi la popolazione mondiale sta avendo a che fare con uno tra i più contagiosi agenti virali di sempre, il covid-19, meglio noto come coronavirus.

Nel giro di poche settimane tale virus generatosi in Cina, attraverso continui movimenti dell'uomo che diventa sempre più cosmopolita e di trasporti sempre più veloci, ha coinvolto quasi l’intero pianeta costringendo i governi ad attuare procedure assai radicali al fine di provare di circoscrivere il contagio, ma è ormai tutto inutile; è pandemia.

Le ripercussioni economiche si rivelano da subito gravissime; molti paesi sono costretti a rinunciare ai profitti ricavati dal commercio e dal turismo, costringendo la popolazione alla quarantena e garantendo solo i servizi vitali, l’Italia tra questi.

Dai primi focolai nel lodigiano, a nord della penisola, il contagio si è esteso in tutto il territorio a causa del panico. Il panico che, innescatosi inesorabile nell’animo di ognuno, ha condotto una consistente mole di persone a scappare dalle zone sopracitate. Lo stesso panico che ha reso diffidenti e alla ricerca di teorie che spiegassero come fosse possibile che “proprio a noi dovesse capitare”.

Sentimenti razzisti sono stati rivolti alla popolazione cinese residente in italia e non, addirittura ritenuti i responsabili di tutto a causa di un esperimento da loro condotto nel 2015 in cui veniva generato in laboratorio artificialmente un virus simile, ma non riconducibile a quello in questione in quanto 100% di origine naturale.

Ma questo l’italiano medio non lo accetta, perché scagliarsi contro qualcuno in periodi di tensione lo soddisfa, gli rende il quadro finalmente chiaro.

“Certo! E’ tutto un complotto!” è lo slogan di tendenza sui social, unico contesto di confronto in tempi di quarantena e di confusione totale, in quanto non si sa ormai più dove reperire delle informazioni autentiche ed affidabili.

Questo filmato, che spero abbia colto quanto meno minimamente le caratteristiche della complessa performance, è il riassunto della mia riflessione riguardo l’argomento e la situazione difficile che stiamo vivendo.

Ho utilizzato il brano “Suggestioni diaboliche” tratto dall’opera 4 del compositore russo Sergej Prokofiev, perché tramite il suo ostinato (particella ritmica che ostinatamente si presenta per tutto il pezzo), il carattere percussivo e la sua minacciosità genera una tensione che descrive pienamente lo stato d’animo del giovane, che investito da una grande gamma di informazioni senza la capacità di discernere tra vere o false, accusa gli stessi sintomi della malattia in questione fino ad impazzire.

Si tratta però di un male di informazioni e non di vero malessere fisico, derivato dall’ansia generata dai mass media.

La chiusura della finestra simboleggia la volontaria perdita del contatto con la realtà a causa dei social, complice la diffidenza derivata da informazioni mal interpretate per la superficialità con cui si naviga nel web.

Una realtà che non ha più la capacità di placare la sua agitazione e di prestare aiuto.

Un aiuto che non può che arrivare da internet, unico strumento di confronto, ed è per questo che in preda alla disperazione scaglia un veemente quanto impulsivo urlo nei confronti dello schermo, che si traduce in atteggiamenti ansiosi e ansiogeni sui social creando altro allarmismo nei confronti di tutta la popolazione.

Diventa quasi una catena, allarmismo che genera altro allarmismo.

Ma da dove deriva l’allarmismo?

Non è un problema recente, è sempre esistito, con la differenza che prima veniva circoscritto in contesti differenti, che potevano essere quattro amici in piazza o al bar.

La velocità con cui tramite internet si possano raggiungere milioni di persone ha fatto sì che ognuno potesse dire la sua in grande scala, il che è una risorsa eccezionale se saputa utilizzare.

Il problema è che pare che la società abbia una proporzionalità inversa a quella tecnologica, come se l’evoluzione dei mezzi di comunicazione virtuali inibisse quelli faccia-a-faccia, a volte sostituendoli completamente.

Bisognerebbe dunque creare individui più evoluti in campo sociale, nell’interazione con gli altri, acuendo la capacità di ascolto e il rispetto, che dietro uno schermo viene vilmente a mancare.

Obiettivo realizzabile solo attraverso la cultura, la lettura dei classici, l’arte, cosicché non si perda la concezione fisica di una persona con la quale si interloquisce, la sincerità degli occhi non venga mutata in freddi caratteri digitali e il tono della voce totalmente eliminato, interpretando messaggi ed informazioni con il proprio stato d’animo del momento.

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