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  • Immagine del redattoreFlorin Madarjac

Da Achille a Fortnite, dall’educazione all’istruzione.

La definizione di mito che spesso viene data nei vocabolari ricorda qualcosa come “narrazioni che esprimono con un linguaggio fantasioso e ricco di immagini temi fondamentali come l’origine del mondo, la nascita degli dei e dell’uomo”, le migliori enciclopedie potrebbe enfatizzare il concetto di racconto fondativo, ovvero racconti che spiegano le origini del proprio popolo attraverso figure ed eventi mitologici appartenenti a un passato eroico. Tuttavia, attraverso questa definizione, seppur corretta, non si coglierebbe cos’è in realtà il mito, analizzabile come produzione culturale e, dunque, seguendo la propria funzione. Alla base di questa creazione, è presente un sistema cognitivo ben diverso da quello che c’è oggi, e che spesso viene attribuito alle culture primitive. Le funzioni del mito sono: organizzare il tempo e definire il rapporto tra passato e presente, spiegare totalmente la realtà in modo logico e una volta per tutte. Oltre a queste ultime due, un ruolo, che a volte viene messo in secondo piano, è quello educativo. Il filosofo greco Platone, vissuto all’incirca nel IV secolo a.C., scrisse “Omero ha educato la Grecia”. Ciò a testimoniare che importanza abbia avuto il mito nel processo formativo di popolazioni prive di scrittura: intere generazioni vennero educate per secoli attraverso le figure di Achille, Ulisse, ma anche personaggi meno conosciuti come il centauro Chirone. Queste figure erano manifestazioni di qualità o virtù che l’allievo doveva apprendere, per poter far propria quella che era definita areté, elemento esclusivo della nobiltà e concetto vicino all’onore. Elementi comuni possono essere riscontrati nell’educazione al mos maiorum romana, in cui viene rimarcata la funzione fondativa del mito attraverso un rifacimento continuo al modello di vita dei propri avi. Si potrebbero fare infiniti esempi del genere, ma il filo che li accomunerebbe è proprio il fatto che questo tipo di società era interessata a educare attraverso il mito. Per l’uomo moderno, il cui sistema cognitivo si basa su un pensiero di tipo scientifico e non più mitologico-religioso, che funzione può avere il mito? La risposta risulta retorica: narrazioni alla stregua di favole, belle per contenuto e forma, ma prive di funzioni sociali ed educative. Ad allontanare l’uomo ancor di più dagli eroi greci e romani, che ritroviamo idealizzati -e a volte banalizzati- nei film di Hollywood, è la scelta delle tanto citate agenzie educative di porre al centro del processo formativo, non più l’educazione morale, ma l‘istruzione tecnico-pratica delle giovani generazioni.

Ma cosa succederebbe se, al posto di videogiochi o altri oggetti che non lasciano alcuna eredità, le generazioni educanti iniziassero a regalare un romanzo, una fiaba, un mito? La risposta questa volta potrebbe risultare non retorica. ~JRR Tolkien
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