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  • Immagine del redattoreFlorin Madarjac

Sheldon e il significato nascosto dei doni.

Ormai la famosa serie americana è entrata con forza nelle nostre case e nei nostri cuori con i propri personaggi e le rispettive storie di vita; fra di loro enumeriamo un ebreo forse esageratamente aggrappato al cordone ombelicale della madre, un indiano immigrato che fatica ad adeguarsi alle abitudini statunitensi e in qualche modo le rielabora (tema di per sé molto interessante a livello antropologico), due brillanti fisici teorici che convivono, o per meglio dire, sopravvivono condividendo un appartamento la cui vita è dettata da un rigido contratto fra coinquilini. La serie offre diversi spezzoni di vita della società moderna attraverso diversi pregiudizi sociali rispetto alle categorie più disparata che possiamo trovare nelle moderne metropoli; ma quello che rimane più impressa è la figura di questo fisico teorico lunatico, anaffettivo, o per meglio dire mancato anaffettivo, e così asettico che neppure gli animali si fidano di lui dato che non produce odore corporeo. Una particolarità di Sheldon Cooper è il suo disprezzo, spesso nata dall'incomprensione, di alcune pratiche sociali del tutto convenzionali: un esempio è il fatto che odia che gli si facciano dei regali. Il perché?



Sebbene egli non capisca molte delle battute sarcastiche dei suoi amici e il perché di quelle azioni che vanno fatte per “cortesia”, intuisce perfettamente uno degli elementi contraddittori della nostra cultura moderna: la dinamica che ruota intorno al fare dei regali, che quasi sempre segue il modello dare-ricevere-ricambiare. Questa dinamica è vissuta come un obbligo sociale, lo si fa perché è giusto che si faccia così, un’incombenza che dura solo il momento della scelta - sempre più spesso anche questa pratica sta scemando con l’avvento delle card con i buoni da spendere – e del dono vero e proprio. Finisce tutto lì, il tempo di uno scartamento e di un falso sorriso e apprezzamento per l’ennesimo paio di calzini della zia di terzo grado a Natale. Ma è sempre stato così?



Le popolazioni tribali e indigene ci possono ancora insegnare molto su quello che potevano essere le tradizioni dei nostri antenati e, in particolare, l’antropologia con i propri studiosi. Nel particolare due situazioni riguardanti il dare in dono qualcosa ci fanno capire come le culture possono dare significati completamente diversi ad azioni simili fra loro, o addirittura uguali. Una di queste è il rituale del kula ring che coinvolge gli abitanti delle isole Trobriand nella Papua Nuova Guinea, per il quale migliaia di individui rischiano la propria vita per uno scambio che ai nostri occhi sembra assurdo. Capiremmo benissimo se questo scambio riguardasse per esempio oro, diamanti o altri oggetti preziosi, ma in questo caso la merce scambiata consiste in bracciali e collane fatte di conchiglie. Uno dei pregi dell’antropologia è sicuramente la capacità di andare oltre ai nostri filtri culturali e capire il perché delle cose senza dare giudizi, facendo così l’antropologo polacco Malinowski capì che quei doni erano dei simboli, paragonabili ai nostri contratti moderni. Così facendo si legano reciprocamente a livello politico ed economico, data la vita precaria dei pescatori delle varie isole, gli stessi possono assicurarsi un piano b se la pesca va male o le colture sono insufficienti. Rituale ancora più ricco di significati politici è il potlatch, scoperto per la prima volta dall'etnologo tedesco Boas, caratterizzava le popolazioni della costa nord-occidentale del continente americano. Consisteva nella donazione e distruzione di beni posseduti da un individuo che godeva di ricchezza e prestigio presso il proprio gruppo di appartenenza: il significato e la funzione è proprio il mantenimento della gerarchia sociale attraverso l’affermazione delle proprie possibilità economico. Se ad oggi nel mondo occidentale per far capire agli altri il nostro alto status sociale mettiamo in mostra il nuovo modello di macchina appena uscita dal concessionario o l’ultimo vestito nato dalle sartorie più importanti nell'ambiente della moda, queste popolazioni indigene lo facevano attraverso il dono. Ma quindi il dono è solo uno strumento culturale con specifiche funzioni o è anche un momento di incontro vero e di relazione con l’altro?



La risposta come sempre è nel mezzo: certo, spesso il dono rientra nei nostri obblighi familiari e non, ma ciò non vuol dire che ci mettiamo tutte le nostre attenzioni nel capire cosa possa piacere all'altro, nello sperare che abbiamo indovinato la taglia dei vestiti per non costringere il nostro amico o parente a cambiare il capo di abbigliamo, ma anche per non offendere lo stesso se abbiamo esagerato con le misure. Ricevere regali fa piacere a tutti, ma attenzione la prossima volta che ne farai uno: non tutti sono disposti a dover impiegare le proprie energie mentali e fisiche nel rispettare gli obblighi sociali. Fai come Sheldon, evita di farli e basta.



Per approfondire il tema consiglio la lettura di questo libro, acquistabile in modo veloce, semplice e sicuro!!

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