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  • antoniobellamacina

Immortalità ridicola: dialogo per immagini

Oriana Fallaci e Pier Paolo Pasolini nell’onirica dimensione dell’Immortalità… Ridicola! Marchiati entrambi da un’onta.


Arriva, da una parte, accompagnato da Antonio Gramsci (suo Duca), Pasolini con il volto smunto e sconvolto dalle contusioni, che reca con sé una pistola nella tasca e in mano stringe un testo vecchiotto della Medea di Euripide e un ciak. Dall’altra estremità di questa sorta di corridoio bianco, accompagnata da Mastro Cecco d’Ascoli, la Fallaci con un elmetto, giacca antiproiettili, una fotocamera, che regge in mano una copia de Le Mille e Una Notte.


Oriana:

“Ma Pier Paolo, u’ che posto è mai questo?! Perché mi han portata qua? C’abbiam combinato?”


Pier Paolo:

“Mia cara Oriana, come mi chiedi che posto sia mai questo? Non vedi come siamo conciati? “


O.F:

“E come siamo conciati? Io son come alla guerra e te come in quelle squallide periferie”


P.P.P:

“Appunto! Siamo come le immagini esecrabili che la società civile ricorda di noi… Tu una bellicista guerrafondaia, come ti ha chiamata Dario Fo…”


O.F:

“’Un mi parla’ mica di quel bischero fascista rosso, che ancor prima di essere un fascista rosso, era un fascista nero. Per Dio!”


P.P.P.:

“Dicevo… tu sei rappresentata come l’antiislamista xenofoba… e io reco i segni delle violenze dei miei aggressori. Siamo stati immortalati per le colpe che ci hanno imputato. Siamo nuvole di aere eterne, plasmate a immagine e somiglianza dei nostri peccati. Benvenuta nella Dimensione dell’Immortalità Ridicola.”


O.F.:

“Ma di quali peccati stai berciando?! Io so quali sono le mie bischerate e non sono queste!”


P.P.P.:

“La tua analisi della società islamica non è stata compresa anzi, travisata per certi aspetti. Avresti dovuto essere più chiara e meno folgorata dalla rabbia.”


O.F.:

“Io la società islamica la conosco da quando ho vent’anni. Da quando andai per la prima volta in Oriente e vidi quella cascata di seta scarlatta, che tremava in preda ai pianti. Era una bambina dai lineamenti dolci, venduta come un cammello. Il mondo islamico lo conosco quando andai alla guerra del Golfo e intervistai Khomeini al quale chiesi una motivazione alle barbarie perpetrate sulle donne, che in minima parte provai sulla mia carne. Ahi, lo ricordo bene Pier Paolo, quando per poter fare uno shampoo da un parrucchiere clandestino, rischiavamo la pelle sia io che lui. Pensa che dovetti sposare il mio mediatore, perché a stare a stretto contatto con lui senza essere coniugi, si rischiava la morte. E ancora, la conobbi quella mattina dell’undici settembre…”


P.P.P.:

“Una vera e propria ossessione morbosa, che ti ha portato a logorarti.”


O.F.:

“ ‘Un mi parla’ d’ossessioni morbose. Te e quelle dannate periferie. Ho dovuto versare lacrime per te prima del previsto. Per Dio! Prima te e poi Alekos, che vorrei tanto rivedere…”


P.P.P.:

“Lui non è qui. È passato alla storia come un eroe, un martire. Lui condivide l’eterno con gli altri cosiddetti eroi”


O.F:

“Allora è insieme ai partigiani, come il mio babbo, che alla guerra lottò duramente contro il fascismo. Ma ora dimmi Pier Paolo…”


P.P.P:

“Sì…”


O.F:

“Perché hai così tanto odiato la Vita? Io, fino all’ultima goccia di Vita nel mio corpo, chiedevo di vivere ancora un po’. Pensavo a tutto ciò che avrei voluto scrivere, ma che l’Alieno non mi permetteva di fare. E chissà quante altre gemme avrebbe potuto donarci la tua splendida mente…”


P.P.P.:

“O mia cara Oriana, io e te siamo molto più simili di quanto pensi. Io la Vita l’amavo con la tua stessa intensità, ma in questo mondo borghese è difficile da scovare. E quindi, paradossalmente, noi andavamo alla ricerca di Vita nei luoghi di morti, perché dopo esserci stati, avvertivamo una pulsazione vitalistica intensissima. Io affascinato dalle periferie, divini inferni ai limiti delle città borghesi, in cui si trova un mondo nuovo, puro. E tu, così attratta dalla guerra.”


O.F.:

“Hai ragione… la guerra ahimè, mi faceva sentire viva. Oh Pier Paolo solo la tua dolcezza femminea poteva rendere la nostra società migliore. In questi anni non ho incontrato nessuno che avesse almeno un quarto della tua lungimiranza. Nessuno è riuscita a piegarmi ai suoi ragionamenti. E invece… davanti a te mi abbandono a un trasporto emotivo. Forse perché io non ho la tua dolcezza…”


P.P.P.:

“Siamo come gli Androgini del Simposio, che ricercano la loro parte mancante per completarsi.”


O.F.:

“Mi sei mancato…”


P.P.P.:

“Proseguiamo allora il nostro cammino nell’Immortalità ridicola.”


O.F.:

“Orgogliosi, direi, dei nostri errori.”

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